Descrizione
Coronamento di tipo basilicale costituito da ballatoio e parapetto inclinati fino ai due pilastri laterali, costituito da linee orizzontali raccordate tra la parte bassa del parapetto e gli archetti trilobati impostati su mensole tripartite con volutine. Il parapetto della balaustrata si presenta forato da rosette quadrilobate e gli elementi decorativi del timpano sono costituiti da intarsi marmorei policromi con formelle rettangolari e motivi geometrici. Al centro del timpano è collocato il mezzobusto del Padre Eterno realizzato da Augusto Passaglia, mentre lungo la base dello stesso, vi sono i bassorilievi di Sant’Ambrogio, Dante, Petrarca, Arnorfo, Brunelleschi, Andrea Pisano, Michelangelo, Giudo Monaco, Palestrina, Giotto, Orcagna, Beato Angelico, Leonardo, Raffaello, rispettivamente di Sodini, Fantacchiotti, Lot Torelli, Zocchi, Giovannetti, Sodini, Bortone, Pagliaccetti, Raffaello Romanelli, Bortone, Galducci, Carniero, Fantacchiotti, Magi.
Notizie storico critiche
L’acceso dibattito tra il sistema tricuspidale e quello basilicale del coronamento della facciata della Cattedrale di Santa Maria del Fiore, portò la Deputazione Promotrice a deliberare l’esperimento della pittura di due tele prospettiche con i due sistemi di coronamento (AODF, n. 59, 3 luglio, 3 settembre 1883) realizzate da Niccolò Barducci, per esporle contemporaneamente allo scoprimento della facciata. Questo avvenne solennemente il 5 dicembre 1883, e prevedeva dal lato del campanile il coronamento orizzontale e dall’altro lato pinnacoli e cuspide, mentre sulla navata centrale un “lunghissimo palo a misurare l’altezza della futura cuspide mediana”(A. Conti, 1891 XI). Raccolti i pareri dei sottoscrittori e della popolazione, nettamente a favore del sistema basilicale, la Deputazione Promotrice e il Comitato tecnico si riunì il 2 gennaio 1884 e deliberò che si dovessero proseguire i lavori scegliendo tra i due coronamenti quello basilicale (“palese pluralità dei popolari suffragi” AODF, n. 59, 2 gennaio 1984). Le proteste dei tricuspidalisti inviate al Ministero della Pubblica Istruzione, portarono ad una sospensiva dei lavori, ma il 22 febbraio il ministro deliberò “di non insistere altrimenti nell’opposizione all’avanzamento dei lavori” e diede fiducia al successore di Emilio De Fabris, Luigi Del Moro, attendendosi da lui un terzo progetto migliore dell’esposto al pubblico (AODF, n.61, 6 e 24 marzo 1884). In base alla tempera del Barducci, il Del Moro aveva variato l’ultimo progetto basilicale del De Fabris eliminando due cornici sotto la fascia dei busti e continuando in verticale la striscia in marmo verde ai lati dell’occhio centrale, separando così, i quadrilobi alle estremità dagli altri. Però in fase di realizzazione riaggiunse le due cornici (probabilmente per alzare la base della fascia dei quadrilobi al di sopra della linea di gronda e migliorare la visione di scorcio della facciata); ma al posto della cornice ad archetti ogivali egli ne progettò una con fitti archetti trilobati che sul fondo verde frastagliava ancor più la parete, evidenziando il faticoso sovrapporsi di cornici sopra l’occhio centrale (tale aggiunta era compiuta alla fine dell’’84). Anche riguardo alla banda verticale verde che separava i busti dagli altri a fianco dei pilastri venne eliminata ritornando così al progetto originario del De Fabris. La variazione maggiore si ebbe però nel 1885. Il Del Moro fece dipingere in cantiere, in grandi proporzioni, il coronamento basilicale secondo il progetto dell’83 e un suo studio, diverso da quello, prevedendo anche un’ipotesi intermedia. Presentando i disegni degli studi al Comitato esecutivo questo lasciò la decisione alla Deputazione Promotrice (maggio 1885). La discussione fu accesa dato che il disegno originario del coronamento era stato solo “fugacemente studiato” e, sentito il parere di vari artisti, si ridiede piena fiducia al Del Moro. Le ipotesi presentate erano due: l’architetto prevedeva, anche nell’ipotesi intermedia, di impostare gli archetti trilobati che sorreggono il ballatoio non su una linea inclinata (che li avrebbe mantenuti “salienti e perciò claudicanti”) ma su linee orizzontali raccordate (una sorta di gradini che si sarebbero ripetuti tra gli archetti e il parapetto del ballatoio). In tale progetto, poi non approvato, anche la linea finale del parapetto era spezzata a gradini con raccordo a foglioni. La modifica intermedia al progetto del De Fabris manteneva invece la linea finale inclinata, mascherando l’andamento spezzato del parapetto. Tale ipotesi approvata è quella che poi fu eseguita.