Descrizione
Bifora su tre colonnine tortili corinzie, costituita da archetti acuti polilobati e rosone centrale traforato a stella. È inquadrata in una nicchia con mensola, colonnine tortili laterali (una per lato), cuspide e pinnacoli. Gli elementi decorativi sono caratterizzati da motivi geometrici, foglie, volute, dentelli. La cuspide è costituita da un elemento decorativo floreale circondato da motivi geometrici.
Notizie storico critiche
Il fianco meridionale e settentrionale della Cattedrale di Santa Maria del Fiore sono caratterizzati dalla disomogeneità delle partiture dovuta alle diverse fasi costruttive che si sono susseguite nei secoli. Alla quattro campate interne corrispondono infatti, all’esterno, tre scomposizioni diverse, inquadrate da quattro pilastri maggiori. Le prime due campate all’esterno si estendono fino al secondo pilastro maggiore e presentano delle fitte partiture di sei settori, suddivise da cinque pilastri minori e incorniciate le prime tre da bifore, la quarta dalla Porta del Campanile, la quinta da un’altra bifora e la sesta presenta dimensioni dimezzate rispetto alle altre ed è priva di aperture. Le due campate verso l’abside invece, sono suddivise dai pilastri maggiori e hanno un unico campo, il primo inquadrato da una bifora, il secondo da una bifora e dalla Porta dei Canonici. In base a questi presupposti visivi, gli studiosi hanno ipotizzato una successione di progetti diversi dalla fase arnolfiana fino all’allontanamento del Talenti dalla direzione della fabbrica, che avvenne nel dicembre 1364.
Non vi è infatti accordo se sia da attribuire ad Arnolfo di Cambio il solo rivestimento del basamento o anche quello del primo settore delle pareti laterali o addirittura tutto il rivestimento esterno della metà occidentale della navata. Il Kreytenberg sostiene che il rivestimento piatto, con predominanza verde bianco, è privo di quello splendore cromatico della ricchezza ornamentale e del rilievo plastico della decorazione cosmatesca di Arnolfo. A partire dal 1341, anno in cui subì un arresto la costruzione del Campanile a opera di Andrea Pisano, l’attenzione fu rivolta al Duomo, dove venne innalzato e rivestito un largo tratto dei muri perimetrali delle navate laterali, corrispondente alla parte divisa in stretti settori nel rivestimento esterno, che, come abbiamo visto, non coincidono con le monumentali campate all’interno, costruite a partire dal 1357. Kiesow ha potuto stabilire che, oltre alle quattro strette unità murarie esistenti, altre due, e oltre a queste altre parti della base, erano già eseguite nel 1357. Poiché la Porta del Campanile e quella dei Cornacchini vennero modificate da Francesco Talenti nel 1357 e nel 1360, questi settori delle navate laterali non possono essere state erette e decorate da lui; di conseguenza, il lasso di tempo relativo alla loro esecuzione viene limitato agli anni 1342-1348: nel periodo prima di Francesco Talenti e dopo l’affresco della Madonna della Misericordia dell’Oratorio del Bigallo (1342 ca.) dove è visibile il rivestimento della zona del basamento. Gli inizi del rivestimento del basamento vengono quindi collocati dallo studioso tra il 1331-1342. Poiché tuttavia, il rivestimento del basamento del secondo settore della parete presuppone già l’esistenza del Campanile, egli ipotizza che tale rivestimento sia stato creato proprio in rapporto alla costruzione di questo. Di conseguenza lo attribuisce a Giotto. Se Giotto abbia dato indicazioni per la decorazione delle pareti laterali delle navate al di sopra del basamento resta, per Kiewos, ignoto.
Di differente avviso sono Giuseppe Rocchi e Luca Giorgi, i quali, nel 1988, hanno puntualizzato che è impossibile stabilire a che punto fossero arrivati i lavori di incrostazione marmorea nella fase arnolfiana. L'ipotesi che le due prime campate, col partito più fitto, siano da datare a prima del 1357, quando secondo alcuni si sarebbe definito il modulo di 34 braccia per le campate interne, contrasta col fatto che in realtà a questo modulo ci si atteneva già da prima del 1355 e che al di sopra delle volte laterali, costruite dal 1359, la muratura prosegue con lesene che continuano i pilastri esterni. Tra il 1355 e il 1357 certamente si lavora alle pareti esterne sotto la direzione di Francesco Talenti, in vista della prossima demolizione dell'antica S. Reparata e di un utilizzo temporaneo della nuova chiesa ancora incompiuta. Al Talenti viene richiesto di ridurre il "difetto delle finestre", asimmetriche rispetto alla parete interna e, con Giovanni di Lapo Ghini, di dare le misure delle lastre e di informarsi sul costo del marmo. Secondo il Ruhmor (che vide un Bastardello delle Ricordanze del Provveditore 1358 -1362, oggi non più rintracciabile) Talenti dirigeva il lato nord e Alberto Arnoldi quello sud. Tra il 1364 e il 1367, dopo l'allontanamento del Talenti, si giunse alla definizione del progetto poi eseguito, che muta fortemente anche il parato esterno. Le due campate verso l'abside divennero a campo unico con una sola finestra obbedendo a un criterio di corrispondenza interno-esterno; per l'attico della navata centrale si adottarono le finestre ad oculo; si decise per il coronamento orizzontale al posto del primitivo coronamento a ghimberghe; si rialzò la copertura delle navate laterali e si semplificò l'ornato delle specchiaure adottando un solo tipo di polilobo geometrico. Tutto ciò portò a una diminuzione delle caratteristiche gotiche dell'ornato. Le fasi successive si protraggono sino al Cinquecento.