Descrizione
Portale centrale archiacuto con sguanci strombati, figurati con quattro colonnine tortili in pasta vitrea addossate (due per lato) sormontato da lunetta a mosaico e costituito esternamente da due paraste laterali per parte e da una cuspide superiore sormontata da un’edicola. Quest’ultima, in linea con le nicchie superiori, è caratterizzata al suo interno dalla statua della “Vergine con Bambino” di Tino Sarrocchi. Le paraste laterali sono costituite da quattro colonnine tortili ai bordi (due per lato) e internamente sono caratterizzate da motivi decorativi alternati a due medaglioni per parte raffiguranti il Mosè e il David (a sinistra) e Salomone e Isaia (a destra); al di sopra troviamo due statuette per lato raffiguranti San Callisto I Papa e San Celestino I Papa (a sinistra) e San Bonaventura e San Girolamo (a destra) sormontate da piccoli baldacchini. La parte terminale delle paraste è costituita da un baldacchino per parte con le statuette di Papa Leone Magno (a sinistra) e di Gregorio VII (a destra). Negli sguanci laterali troviamo a sinistra un medaglione raffigura San Romolo con sotto un’edicola contenente la statua di Santa Reparata, mentre a destra il medaglione di San Miniato con al di sotto l’edicola contenente la statua di San Zanobi. Nella lunetta vi è il mosaico della “Vergine mediatrice in ginocchio di fronte al Cristo” (Mater Divinae Gratiae) di Niccolò Barabino, mentre nella cuspide è collocato il rilievo della Vergine come “Foederis Arca” di Augusto Passaglia e i ”Leviti che suonano la tromba” di Giovanni Giovannetti. Nell’archivolto vi sono cinque mezze figure in bassorilievo, da sinistra: San Filippo Neri, San Giovanni Gualberto, Sant’Andrea Corini, Beato Ippolito Galantini e San Filippo Benizzi. L’architrave, infine, è costituito da sette stemmi, al centro vi è quello del Pontefice Giovanni Maria Mastai Ferretti (Pio IX) a sinistra di questo quello di Sua Maestà Re Vittorio Emanuele II e a destra quello del Granduca di Toscana Leopoldo II; nelle paraste laterali invece, a sinistra, troviamo lo stemma di sua altezza il Principe Eugenio di Savoia-Carignano e quello dell’Arciv. Giovacchino Limberti, e a destra quello dell’Arciv. Eugenio Cecconi e del Sen. Ubaldino Peruzzi, sindaco di Firenze.
Portale sinistro archiacuto con sguanci strombati, figurati e quattro colonnine tortili in pasta vitrea addossate (due per lato), sormontato da lunetta a mosaico e da una cuspide fiancheggiata da pinnacoli. Nella cuspide è collocato il rilievo “Ecce Homo” di Augusto Passaglia e gli “Angeli con i simboli della Passione” di Giovanni Paganucci, e sopra era posta la statuetta di Aronne, primo sacerdote del Vecchio testamento, che simboleggiava il valore e la funzione del sacerdozio (oggi rimossa). Nella lunetta in basso troviamo il mosaico “La Carità e i fondatori degli istituti di carità” (Consolatrix Afflictorum) di Niccolò Barabino, gli archivolti raffigurano“Angeli che cantano gloria” di Giovanni Paganucci. Nei pinnacoli laterali troviamo le copie delle statuette di Adamo e Eva di Adriano Cecioni, che sottolineano la necessità della Passione per riscattare il peccato originale.
Portale destro archiacuto con sguanci strombati, figurati e quattro colonnine tortili in pasta vitrea addossate (due per lato), sormontato da lunetta a mosaico e da una cuspide fiancheggiata da pinnacoli. Nella cuspide è collocato il rilievo la “Vergine Addolorata” di Emilio Gallori e gli “Angeli con fiori” di Cesare Zocchi e sopra era posta la statuetta di Samuele, che richiamava l’origine divina della Vergine (oggi rimossa). Nella lunetta in basso troviamo il mosaico “La Fede con i rappresentanti delle Arti” di Niccolò Barabino, gli archivolti raffigurano “Angeli dell’Epocalisse” di Emilio Gallori e Cesare Zocchi. Nei pinnacoli laterali troviamo le statuette di Sara e Isacco (a destra) e Abramo con l’ariete (a sinistra) di Adriano Cecioni, che simboleggiano il sacrificio della Madre che offre il figlio al martirio per la salvezza dell’umanità.
Gli elementi decorativi sono costituiti da complicati intarsi marmorei policromi a cui si alternano e si succedono elementi plastici monocromi, nonché quali foglie di acanto, dentelli, cartelle a motivi vegetali, girali d’ispirazione plastica, modanature, foglie stilizzate, losanghe, formelle a compasso, rosette, formelle rettangolari e motivi geometrici.
Notizie storico critiche
Nel primo progetto del De Fabris per la facciata della Cattedrale di Santa Maria del Fiore (1843) il portale centrale presentava un tabernacolo a baldacchino con tre cuspidi contente diversi gruppi scultorei forse ispirato a un altro della stessa chiesa (quello del Ferrucci con la scultura della Madonna). I pilastri del portale erano costituiti da due colonnine tortili per lato su basi quadrangolari, mentre lateralmente erano visibili delle nicchie con elementi scultorei, rendendo così la porzione centrale della facciata riccamente articolata. I portali laterali invece, erano caratterizzati da un sistema cuspidato con nicchie trilobate sui pilastrini laterali, che si inserivano nel motivo decorativo dell’arco acuto che caratterizzava i rosoni. Nel progetto per il secondo concorso, invece, bandito l’11 maggio 1863, l’architetto aveva previsto, per il portale centrale, l’inserimento di un singolo tabernacolo sulla cuspide e due più piccoli nei pinnacoli laterali, con quattro statuette lungo i pilastri (due per lato) e colonnine lisce, mentre, per quelli laterali, pinnacoli ai fianchi e cuspide sormontata da un elemento decorativo scultoreo. Le cornici e gli strombi richiamavano la Porta dei Canonici nel lato sud del Duomo. La Deputazione Promotrice propose delle modifiche al progetto, in particolare per il portale centrale, suggerì che le colonnine all’esterno dei pilastri fossero tortili (come altre nello sguancio) e che i quattro santi sui pilastri fossero sovrastati da baldacchini piramidali ispirati a quelli della Porta della Mandorla. Nel progetto del terzo concorso, bandito il 27 novembre 1865, il portale centrale presentava il tabernacolo superiore in linea con la loggia di nicchie della fascia superiore interrompendola lungo la continuazione dei pilastri laterali della porta, per attuare un collegamento in verticale con l’inquadratura dell’occhio maggiore (idea già posta da Treves nel primo concorso). Nel disegno, a una precedente scultura del “Redentore” prevista nel baldacchino della cuspide, venne sostituita, forse traendo ispirazione dal disegno dell’Alvino, una “Madonna con il bambino”. I portali laterali presentavano poche modifiche rispetto al disegno precedente, solo un maggiore dettaglio della decorazione scultorea. Nei progetti esecutivi del 1870, il De Fabris spostò i pilastri centrali esterni in corrispondenza di quelli interni, determinando di conseguenza, che anche il portale centrale e il tabernacolo con la Madonna fossero notevolmente ampliati per adattarsi alle nuove proporzioni della navata.
Alla realizzazione del ricchissimo apparato decorativo diede un contributo fondamentale la squadra di operai e scalpellini reclutata da Emilio De Fabris. La crisi fiorentina infatti, causata dal notevole indebitamento derivato dalle spese di Firenze capitale, permise di scegliere le personalità migliori tra le maestranze non occupate (muratori, carpentieri, fabbri, scalpellini). Come mastro dei marmisti venne selezionato Angelo Marucelli, detto il Canapino, di Settignano, già impegnato per conto del facoltoso inglese John Temple Leader nella ristrutturazione del castello neogotico di Vincigliata, dove aveva potuto apprendere e perfezionare l’arte dell’imitazione dell’antico, così praticata nella Firenze del tardo Ottocento. Egli divenne una figura emblematica sul cantiere e il De Fabris creò una scuola diretta proprio dallo stesso Canapino per “giovani lavoranti” (AODF, n.60, 25 marzo 1876). Accanto a lui operavano i due figli: uno si occupava delle tarsie, e l’altro, di nome Zulimo, era modellatore di ornati, e fu colui che realizzò i portali laterali e centrali della cattedrale.