Descrizione
La statua, in marmo bianco, presenta la figura del Cristo, barbato, con capelli lunghi spartiti sulla fronte, lo sguardo rivolto verso il basso, in atto di benedire con la destra, mentre con la sinistra tiene un tomo al fianco. La figura è immaginata vestita all'antica, con una tunica e un mantello, con bordi decorati e frangiati.
Notizie storico critiche
La figura proviene dubitativamente dal Duomo o dal Battistero di Firenze. Nel 1887 è tra le opere che dovranno collocarsi nel Museo. Per Schmarsow appartiene ad Andrea Pisano, per confronto alle sculture del Battistero. Tale attribuzione è ancora oggi accettata da gran parte della critica. In particolare, Reymond, la intese come un Redentore, la associò alla santa Reparata, e vi vide la prova dell'influenza dell'arte francese sul Pisano. Volbach, Lanyi e Falk confermarono l'attribuzione, mentre Weinberger propose una cronologia intorno al 1340, tra i due gruppi degli esagoni del Campanile. I. Toesca notò un maggior plasticismo che in altre opere del Pisano, mentre P. Toesca definì la datazione al 1337-1340. Pope-Hennessy si limitò a confermare la datazione, mentre la Becherucci datò l'opera al tempo degli esagoni occidentali per il Campanile, cioè alla prima attività del Pisano in quel complesso, aggiungendo a sua volta una notazione di conformità con i rilievi del Battistero.
Relazione iconografico religiosa
La statuetta rispetta l'iconografia tradizionale del Cristo benedicente, con lo sguardo rivolto leggermente verso il basso, che ne lascia presupporre una collocazione in alto, ma non è, allo stato dei presenti studi, riconducibile all'interno di un preciso ambito iconologico, ossia non sappiamo se fosse in dialogo con altre figurazioni artistiche o parti architettoniche significanti. Solamente si può porre l'attenzione sul particolare del tomo, che la figura è rappresentata stringere vicino al fianco: esso è evidentemente il Nuovo Testamento, il Verbo scritto con cui Gesù, Verbo fatto carne, si identifica.