Descrizione
Il pannello ligneo costitutivo del modello presenta nelle parti inferiore e superiore due zone prive di definizione architettonica. Le parti intagliate e dipinte sono relative al modello per un lato del tamburo, dove si apre un grande occhio centrale affiancato da quattro coppie di specchiature rettangolari, definite da profilature in marmo verde su fondo di marmo bianco, dipinte su legno. Alle estremità chiudono la parete due pilatri angolari in aggetto. La zona sovrastante è intagliata e dipinta: sopra un cornicione scanalato si imposta una sequenza di mensole foliate, che proseguono sui pilastri angolari e che sostengono il ballatoio. Questo presentava in origine un porticato in aggetto, che risulta oggi mancante, mentre rimangono le lesene applicate sulla parete di fondo, in asse con le mensole di sostegno del ballatoio. Sopra il porticato corre una terrazza recintata da una balaustra con specchiature rettangolari, dipinte con decori geometrici di tarsie bicrome.
Notizie storico critiche
Il modello in oggetto è indicato nella bibliografia specifica come "modello 141", ed è stato, insieme alla serie di altri modelli analoghi, oggetto di differenti opinioni critiche che non si sono a tuttoggi risolte in un'univoca lettura e datazione dello stesso. Le incertezze derivano in primo luogo dalla sussistenza di otto modelli, riferiti a progetti per il rivestimento del tamburo e la realizzazione del ballatoio perimetrale della cupola, ma non tutti pertinenti al concorso bandito nel 1507, al quale sono da riferire soltanto cinque modelli.
Fino ad epoca relativamente recente i modelli più antichi, di epoca ancora quattrocentesca, sono stati riconosciuti nei numeri 136 e 141. Quest'ultimo è stato associato ad una fase ancora brunelleschiana della progettazione (Nardini Despotti Mospignotti 1885) e quindi riconosciuto come modello dovuto direttamente al Brunelleschi dal Sanpaolesi (1965 e 1977). Il Marchini (1977), che per primo ha esaminato in toto i modelli di questa serie, ha conservato la datazione quattrocentesca per il 136 ma ha assegnato invece il modello 141 al concorso del 1507, pur rilevando tuttavia nel modello una "logica d'accento medievaleggiante" che ancora si ricollega all'ambito brunelleschiano. Di diverso avviso infine il Morolli (2001) che vede nel modello un linguaggio partecipe del classicismo del primo Cinqecento e lo ritiene frutto dello stesso progettista del n. 139, a suo giudizio ravvisabile in Giuliano da Sangallo.
Una esaustiva bibliografia relativa al dibattito sui modelli è nello stesso Morolli, p. 581, nota 21.