Descrizione
Il frammento di affresco mostra il volto di un uomo canuto con corta e folta barba bianca. La testa, caratterizzata da un’incipiente calvizie, è leggermente inclinata verso sinistra ed è individuata da un clipeo aureo. Lo sguardo del personaggio è rivolto in basso, sempre verso sinistra. L’uomo indossa una tunica bianco-azzurra con clamide rossa e si staglia contro un fondo azzurro, delimitato in alto da un elemento ligneo, verosimilmente un’edicola. Al di sopra delle vesti si intravede parte di un’arma, forse una spada o una lancia.
Notizie storico critiche
Il dipinto murale, insieme con l’altro frammento conservato nel museo (cfr. NCTN P2 6320), è l'unico resto del ciclo di dipinti con gli apostoli e alcuni santi citato dall'Anonimo Gaddiano "nei pilastri e per la chiesa" di S. Maria del Fiore. Tale ciclo decorativo, che doveva forse interessare le cappelle radiali del Duomo di Firenze, venne iniziato nel 1439 e terminato nel 1440 da Bicci di Lorenzo, come dimostra la nota di pagamento risalente allo stesso anno. Le cappelle radiali furono dedicate ai santi Matteo, Giacomo Maggiore, Stefano, Bartolomeo, Andrea, Paolo, Pietro, Zenobio, Giovanni Evangelista, Giacomo minore e Filippo, Tommaso, Matteo, Antonio Abate, Simone e Taddeo, e Vittorio e Barnaba. Un primo ciclo decorativo, andato perduto e antecedente a quello con gli Apostoli da cui forse proviene il frammento, era stato principiato nel 1436 da Bicci di Lorenzo, Lippo di Andrea, Rossello di Jacopo Franchi e Giovanni di Marco, per la consacrazione di Santa Maria del Fiore.
Dopo Vasari, Milanesi (1878) per primo riferì il frammento alla mano Bicci di Lorenzo sulla base di un documento del 1436 nel quale il pittore è ricordato per avere dipinto dodici apostoli. Questa attribuzione venne accettata anche da Becherucci e Brunetti.
Le figure degli apostoli furono rimaneggiate più volte nel corso del XVI secolo: nel 1524 e nel 1526 ad opera di Lorenzo di Credi e nel 1535 da Bastiano di Niccolò da Montecarlo. Federigo Fantozzi nel 1844 segnalava che nel corso dei lavori di ristrutturazione del Duomo del 1838-42 “la figura di San Giuda Taddeo fu trasportata in tela".
Relazione iconografico religiosa
In merito all’identificazione iconografica del santo, Richa nel 1754-62 ricorda un "S. Taddeo Apostolo dipinto a fresco da Lorenzo di Bicci, il qual Santo è l’unico de' dodici non imbiancato, che erano stati ordinati al detto Pittore per la Consacrazione della Chiesa fatta da Eugenio IV". Vincenzo Follini nel 1790 segnala "una pittura a fresco rappresentante S. Giuda Taddeo, uno dei XII Apostoli, che furono dipinti con le croci per la consacrazione della Chiesa, da Lorenzo di Bicci, il quale unicamente rimasto, essendo stato agli altri dato di bianco quando si cominciarono a porre quei di marmo". Così anche Giovanni Masselli (1832-38), il quale nota come uno degli apostoli "che dal Bottari si dicono tutti periti (Apostolo S. Giuda) può ancor vedersi sulla parete ov'è il cartello di Giotto, pochi passi prima d'arrivare al pilastro presso alla prima porta del fianco, e precisamente accanto al sepolcro del vescovo Antonio d'Orso". Federigo Fantozzi nel 1844 osserva che "la figura di San Giuda Taddeo, uno de' dodici Apostoli, dipinta a fresco nel sito delle croci della sacra da Lorenzo di Bicci [...] è l’unica che ci rimanga di quante pitture vi fece per quest'oggetto". In appendice egli aggiunge:"la figura di San Giuda Taddeo fu trasportata in tela [... ] ma non è stata peranco ricollocata in Duomo".
Giulia Brunetti (1969-70) ha identificato nell’apostolo la figura di san Paolo, per la presenza di una lama che parrebbe indicare una spada, simbolo del martirio del santo. Tuttavia, i tratti fisiognomici del personaggio rendono improbabile una sua identificazione con il principe degli apostoli. Fin dall’epoca medievale, san Paolo è infatti contraddistinto dal volto oblungo e dalla folta e lunga barba bruna, così come si vede in un altro dipinto su tavola attribuito a Bicci di Lorenzo e oggi alla Koninklijk Museum voor Schone Kunsten di Anversa. La presenza della lama, forse parte di una spada o di una lancia, parrebbe rafforzare l’ipotesi di una sua identificazione con il san Giuda Taddeo ricordato dalle fonti documentarie sopra citate. Il santo, al quale sarebbe stata dedicata una delle cappelle di Santa Maria del Fiore, venne infatti martirizzato a colpi di bastone o, secondo altre tradizioni, decapitato con una spada o con un’ascia.