Descrizione
La scultura è in marmo bianco; essa si presenta lavorata a tutto tondo, con maggiore rifinitura della parte frontale superiore, e un maggior stato di abbozzo delle restanti, e anche della inferiore, che al riguardante dal basso rimaneva nascosta. L'artista ha realizzato l'immagine di un giovane eretto, con calzari ai piedi, vestito di una lunga tunica all'antica, aperta sul petto a mostrare una camicia tenuta da una cintura annodata. La testa del giovane è bella, piena, imberbe, fiera, gli occhi sono semichiusi come se impegnati a mettere a fuoco, il capo è lavorato con una capigliatura folta, elaborata in un'acconciatura all'antica, con ciuffo frontale di gusto ellenistico, e una coroncina fogliata a cingerla. La posa vede un avanzamento di tutto il fianco sinistro, dal piede, alla spalla. La mano corrispondente è rivolta al petto, la destra è invece abbassata, tenuta vicino a un fianco.
Notizie storico critiche
La statua era collocata sul pinnacolo sinistro della Porta della Mandorla, come parte integrante del grande ciclo decorativo della stessa, nel cui insieme al quale deve essere considerato. Circa i lavori della porta: non si conosce il nome del progettista, ma sappiamo i nomi dei capomastri che si sono succeduti a cavallo tra il XIV e il XV secolo: Lorenzo di Flippo (1391) e Giovanni d'Ambrogio nel 1408. Il progetto iniziale doveva però esser stato solo di guida generale e dovettero avvenire modifiche in corso d'opera, testimonianza, forse, anche di un modificarsi o, forse, un evolversi, del programma iconografico, del quale, anche in questo caso, ignoriamo il nome del dotto che potè averlo elaborato. Per fare un esempio, un documento del 1409 ci dice, che un gruppo raffigurante l'Annunciazione, destinato appunto alla lunetta della porta, a questa data era colllocato sull'Altare della Trinità in Duomo, sede inizialmente provvisoria, ma dalla quale i canonici avevano difficoltà a farlo rimuovere. Sappiamo ancora che nel 1414 Nanni di Banco ricevette la commissione di scolpire il frontone della porta con l'Ascensione di Maria e il Dono della Cintola; Nanni lavorò al rilievo dal 1417 al 1420 ma, alla sua morte, l'anno successivo, esso non era ancora stato montato. Lo sarà l'anno successivo o forse nel 1423. La presente statua fu certamente montata in questo giro di anni conclusivi, ma la sua realizzazione fu certo precedente, forse già dal 1404, benché tra questa data e il 1406 vi sia una lacuna nei docuemnti, e benché non si abbia certezza che i pagamenti rintracciati, per sculture, tra il 1406 e il 1408, si riferiscano a queste dei pinnacoli. Questo Profeta e il suo compagno, che ebbe genesi parallela, sono state variamente attribuite nel corso del tempo; la presente scultura fu riferita ai tre artisti maggiori impegnati nel cantieri statuari della cattedrale: il giovane Donatello, Nanni di Banco e anche Bernardo Ciuffagni, cui un pagamento riferisce l'esecuzione di un profeta (Semper 1876, in Verdon 2015). Da escludersi invece per quest'opera la proposta di riconoscervi la mano del giovane Luca della Robbia, proposta da Bellosi per l'altra. Attualmente (Verdon 2015 e bibliografia pregressa), la coppia di statue è generalmente riconosciuta come frutto della bottega di Nanni e Donatello, che furono collaboratori dal 1406 al 1421 e, d'altronde, Nanni e Donatello avevano già realizzato due figure di profeti figurati giovani, l'Isaia (Nanni) e il David (Donatello). Oggi, con un buon grado di sicurezza, si ritiene su base stilistica che la presente statua sia di mano di Donatello e l'altra del suo amico Nanni. L'attribuzione è formulata su affinità riscontrabili nel confronto tra le fattezze di questa figura e il David giovanile di Donato, nonché notando il gran panneggio arcuato, memore della collaborazione del giovane scultore col Ghiberti. In generale, poi, si può concludere dicendo che, benchè siano entrambe opere giovanili, già qui si nota il maggior talento artistico di Donatello, nella sicurezza plastica e, soprattutto, nella monumentalità fiera e, davvero, "umanistica", che egli è riuscito a conferire a questa figurina. Essa, più dell'altra, esprime i moti interiori dell'anima, quale sarà la nota del genio di Donatello. Considerando, accanto a questa coppia, anche l'altra nominata, dell'Isaia e del David, resta l'interrogativo iconografico della giovinezza di questi personaggi; forse una libertà iconografica che rivela un pensiero di Donato, il quale, nella sua carriera, spesso sovrappose concetti propri a temi e soggetti sacri, o forse - come proposto da taluno - potrebbero essere state i componentidi una Annunciazione, poi trasformati.
Relazione iconografico religiosa
La presente scultura è parte integrante della Porta Mandorla e, come tale, parallelamente alle considerazioni sul soggetto rappresentato, essa dev'essere letta anche all'interno della macchina iconografica della porta stessa, che si compone di più elementi decorativi. Il problema del soggetto: sia questa statua che per la sua compagna, cui si relazione per specularità di età dell'effigiato, di posa e di collocazione la definizione di "profeta" è dedotta dal rotolo tenuto dalla statua di Nanni, e dalla posizione di entrambe, 'in cornice' rispetto il rilievo centrale dell'Assunzione, come tradizione antica vuole che stiano i profeti e le sibille appunto, rispetto ai soggetti neotestamentari, del cui mistero essi sono stati precursori. Anche le dimensioni ridotte sembrano rimandare a questa iconografia. Difficile è spiegare perché siano stati raffigurati giovani, contrariamente alla tradizione che li ricorda anziani; la loro età non pare poi così lontana da quella di Donatello in quegli anni. Difficile è comprendere anche l'attributo della corona fogliata, che rimanda a un concetto di vittoria e di trionfo (ancora David?), ma - si ricordi - è pure attributo angelico (un Gabriele annunciante reso aptero?). L'elemento che forse più di ogni altro porta a identificare il soggetto con un profeta è lo sguardo, sforzato nell'osservare all'orizzonte qualcosa, la cui visione lo porta a irrigidirsi, e come a tenersi pronto. Quest'elemento ritorna negli stessi anni nel Battista di Orsanmichele del Ghiberti, impegnato nella ricerca eremitica del Messia, e così nelle teste dei profeti della Porta Nord del Battistero, che fanno capolino come per "pre-vedere" le storie di Cristo. La medesima riflessività e concentrazione preoccupata ritorna anche in alcuni profeti di Donatello per il Campanile, anche loro con lo sguardo concentrato nella visione di eventi futuri. Se gli attributi iconografici rappresentati non permettono di avanzare ulteriormente nella lettura dell'opera, il suo considerarla all'interno del ciclo mariano, ci può suggerire che, se raffigura un profeta, potrebbe essere Isaia, colui che previde la nascita della Vergine, il quale spesso è associato al soggetto dell'Annunciazione, quale doveva essere lì sotto figurata anche prima del mosaico del Ghirlandaio. Rimarrebbe però insolta l'identità del suo compagno. Più ampia è la questione se si accetta che questi profeti possano essere due di quelli che prefigurarono la venuta del Messia. Un'opzione interessante è quella che vedrebbe essere questi rappresentati, correlati per significati non all'Annunciazione, ma, bensì, all'ascensione al cielo di Maria. L'esegesi biblica riconosce la prefigurazione di questo evento nell'episodio del rapimento al cielo di Elia. A questo profeta rimanderebbe anche l'accento posto col gesto e il panneggio sul dettaglio iconografico del mantello (2re 2, 11) con cui Elia era in grado di dividere le acque, e che divise, per lasciarne una parte a Eliseo, suo successore, proprio come nel rilievo inferiore Maria fa con san Tommaso, lasciando cadere la propria cintola. Seguendo tale interpretazione il pendant di Nanni potrebbe allora rappresentare lo stesso Eliseo? Di nuovo la giovinezza imberbe della figura suscitano perplessità circa questa ipotesi.