Descrizione
La statua, raffigurante l'allegoria della Carità, è stata tagliata all'altezza della vita. La figura si presenta con il volto inclinato verso sinistra e lunghi capelli mossi, dettagliatamente lavorati e fermati da un diadema sulla fronte. Indossa vesti all'antica con un mantello chiuso da una spilla dalla forma quadrilobata. Sorregge con entrambe le mani una doppia fiaccola (l'estremità destra è verso l'alto mentre la sinistra verso il basso) ornata da motivi decorativi vegetali.
L'opera è discretamente conservata, fatta eccezione per il naso spezzato e la parte mancante di un dito.
Notizie storico critiche
La statua della Carità, ormai ridotta a busto, doveva trovarsi insieme a quelle della Fede e della Speranza (parti delle quali sono conservate nel Museo dell'Opera) in un tabernacolo sopra la Porta Est del Battistero.
In un primo momento l'opera fu ritenuta di ambito pisano ed attribuita dal Venturi (1906) a Giovanni Pisano. Fu il Lànyi (1933) a riconoscervi per primo la mano di Tino di Camaino e ad identificarla con una delle tre Virtù del portale del Battistero. L'attribuzione è stata per lo più accettata dal resto della critica (Carli 1934, Valentinier 1935, Keller 1939, Toesca 1951, Brunetti 1952, Masciotta 1966, Kreytemberg 1986, Bartali 2005, Baldelli 2007). Discordano soltanto il Ragghianti e il Weinberg (1936 e 1937), che la attribuiscono ad un anonimo Maestro di San Giovanni. Ragghianti ritiene inoltre che non si tratti di una Carità ma di un Angelo.
Lo stile in cui è realizzata, nonché la tipologia fisionomica della figura, sono evidentemente ricollegabili alla maniera dello sultore senese. Ragionevolmente l'opera è stata datata negli anni in cui Tino di Camaino è documenato a Firenze: 1320 - 1324.
Relazione iconografico religiosa
In base ad un documento del 1321, la statua della Carità doveva trovarsi in un tabernacolo nella Porta Est del Battistero, insieme ad altre due statue raffiguranti le Virtù Teologali: Fede e Speranza.
Le Virtù Teologali caratterizzano l'agire morale del cristiano; esse sono infuse da Dio nell'anima dei fedeli per renderli capaci di agire quali suoi figli e meritare la vita eterna (1 Cor. 13,13). Tra di esse, la Carità è la virtù per la quale amiamo Dio e il prossimo sopra ogni cosa. Così la descrive San Paolo: "La carità è paziente, è benigna la carità; non è invidiosa la carità, non si vanta, non si gonfia, non manca di rispetto, non cerca il suo interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell'ingiustizia, ma si compiace della verità. Tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta " (1 Cor 13,4-7).
Nel complesso iconografico del Battistero, nel quale si vuole esaltare il ruolo dei San Giovanni Battista come colui che prepara la via per la venuta di Cristo, le Virtù Teologali ricorrono in più di un occasione; si pensi ad esempio alle formelle nella Porta di Andrea Pisano. Il Battista è difatti ritenuto il primo ed essera stato in posseso di tutte e tre le Virtù.
L'allegoria della Carità è solitamente raffigurata come una giovane donna che allatta più bambini; si vedano ad esempio la statua dello stesso di Tino di Camaino al Museo Bardini di Firenze, o i dipinti del Salviati e Andrea del Sarto. Gli attributi tradizionali della Virtù sono una cornucopia con dei doni (vedi Giotto nella Cappella degli Scrovegni) ed una fiaccola che simboleggia l'amore e la passione per il prossimo.