Descrizione
Il frammento marmoreo di stipite di portale presenta una decorazione con motivi geometrici e fitomorfi composti da tralci vegetali e foglie.
Notizie storico critiche
Il frammento di stipite di portale proviene dall’antica facciata del Duomo. Fu rintracciato nel 1887 dall'architetto De Fabris demolendo il sopramattone anteposto nel 1587 ai resti della demolizione dell'antico edificio. Durante i lavori di rifacimento della nuova facciata, in rispondenza verosimilmente del portale centrale e della lunetta sovrastante, si rinvennero altri frammenti. Essi furono considerati come parti del portale progettato da Arnolfo di Cambio alla fine del XIII secolo. Completamente rivestita da mosaici, l'antica facciata di S. Maria del Fiore doveva infatti presentare tre portali, ornati da slanciati protiri archiacuti terminanti in gables fioriti e gugliati.
Dal rapporto scritto dall’architetto De Fabris, pubblicato postumo dal Cavallucci, si evince che durante gli interventi (1871) si rinvennero un “muro di rinforzo” e “alcuni avanzi di una primitiva facciata” (p. 116). Si apprende inoltre che furono ritrovati: “un pezzo d'incrostazione a marmi bianchi e verdi di figura rettangolare sormontato da archetto, che ha in tutto una superficie di circa m. 1,00 quadri e riveste il fianco del tempio sul lato di mezzogiorno, ove fa angolo colla facciata in prossimità del Campanile. Una colonnetta di marmo verde è posta attorno a queir angolo e si rivolta sul lato della facciata [...]. Tale frammento ancorché minimo rispetto alla vastità del tutto insieme, è certo prezioso, poiché determina in modo positivo e assoluto il vero stato della prima costruzione di Arnolfo; la collocazione dei suoi angoli estremi e la profondità sua rispetto alla superficie che ora apparisce; perché, in somma è quel frammento che dopo il corso di quasi sei secoli ci riconduce in presenza della facciata d'Arnolfo”. Il De Fabris datò allo stesso periodo “le incrostazioni di corallina che si vedono nel fondo della lunetta posta sopra la porta maggiore, non meno che l'architrave e gii stipiti della porta stessa e le incrostazioni di verde di Prato che stanno nel fondo della porta a sinistra” (p. 118).
L’attribuzione del frammento alla maestranza di Arnolfo di Cambio venne sostenuta prima dal De Moro (MORO 1888, pp. 16-17), poi da Poggi (POGGI 1904, p. 30, n° 58) quindi da Becherucci e Brunetti (1969-70), sulla base delle evidenze archeologiche rinvenute, delle fonti documentarie e dello stile classicheggiante del pezzo, da riferire al clima artistico-culturale in cui l'architetto e scultore senese si trovò a operare.
Relazione iconografico religiosa
Fin dall’epoca paleocristiana e per tutto il Medioevo, decorazioni con motivi geometrici e fitomorfi, tralci vegetali e foglie risultano attestate su oggetti ad uso liturgico e devozionale, su oggetti di arredo appartenenti ad edifici sacri o elementi architettonici quali colonne, capitelli e stipiti di portali. Molti di questi motivi costituiscono una rielaborazione di repertori classici. Tale vocabolario di matrice classicheggiante si arricchisce particolarmente a partire dal XII secolo e dall’epoca romanica. Nell’iconografia cristiana i motivi fitomorfi assumono valori e significati polivalenti e ricchi di simbolismo. In particolare, fiori, tralci vitinei e specie arboree fanno riferimento al "giardino fiorito" del Paradiso terrestre e alla ciclicità delle stagioni.