Descrizione
Frammento di stipite di portale con due facce unite ad angolo retto e con i bordi a forma di semplice listello. Su una faccia é scolpito in rilievo un motivo centrale a greca racchiuso ai lati da una decorazione a fogliame stilizzato. Sull'altra faccia é scolpito un motivo a meandro limitato anch'esso a una decorazione a fogliame.
Notizie storico critiche
Il frammento di stipite fu rintracciato dall'architetto De Fabris demolendo il sopramattone anteposto nel 1587 ai resti dell'antica facciata durante i lavori di rifacimento della nuova facciata nel 1887, in corrispondenza del portale centrale e della lunetta sovrastante. All'epoca si rinvennero altri frammenti tutti considerati come parti del portale progettato da Arnolfo di Cambio alla fine del XIII secolo. Infatti, nell'elenco di oggetti destinati a costituire il nuovo Museo dell'Opera sono descritti <<due frammenti di stipiti e un architrave con spartito di formelle intagliate e ornate di mosaici, e una lunetta di corallino intarsiati di mosaici, i quali frammenti ornavano le parti dell'antica facciata del Duomo>>.Il Cavallucci (1881, pp. 113-118) trascrive il rapporto inviato dal De Fabris nel settembre del 1871 alla deputazione promotrice per l'edificazione della facciata del Duomo.Nel rapporto viene descritto il ritrovamento di un "muro di rinforzo” ed “alcuni avanzi di una primitiva facciata”. Inoltre furono ritrovati “un pezzo d'incrostazione a marmi bianchi e verdi di figura rettangolare sormontato da archetto, che ha in tutto una superficie di circa m. 1,00 quadri e riveste il fianco del tempio sul lato di mezzogiorno, ove fa angolo colla facciata in prossimità del Campanile. Una colonnetta di marmo verde è posta attorno a quest' angolo e si rivolta sul lato della facciata, ma non già sulla parete apparente di quella, sì veramente sul prolungamento della superficie che sta a simulare la luce dei così detti finestroni. Tale frammento ancorché minimo rispetto alla vastità del tutto insieme, è certo prezioso, poiché determina in modo positivo e assoluto il vero stato della prima costruzione di Arnolfo; la collocazione dei suoi angoli estremi e la profondità sua rispetto alla superficie che ora apparisce; perché, in somma è quel frammento che dopo il corso di quasi sei secoli ci riconduce in presenza della facciata d'Arnolfo”. Allo stesso periodo il De Fabris fa risalire “le incrostazioni di corallina che si vedono nel fondo della lunetta posta sopra la porta maggiore, non meno che l'architrave e gii stipiti della porta stessa e le incrostazioni di verde di Prato che stanno nel fondo della porta a sinistra”.Il Salmi (1958, p.747) considerò questo frammento, insieme a tutti gli altri ritrovati, eseguiti da una maestranza romana che Arnolfo avrebbe condotto a Firenze. Una prova ulteriore che Arnolfo ebbe aiuti romani, i quali lasciarono la città subito dopo la sua morte, non lasciando altre tracce della loro attività in epoca successiva.
L'opera é stata esposta presso Il Museo dell'Opera di Santa Maria del Fiore in occasione della mostra "Arnolfo. Alle origini del Rinascimento fiorentino" dal 21 dicembre 2005 al 21 aprile 2006.