Descrizione
La statua rappresenta San Marco, seduto, che sorregge con la mano sinistra un volume e con la destra una penna d'oca (ora mancante). Il Santo indossa un ampio manto che cade sulla tunica con fluide pieghe di stile ancora goticheggiante. Il volto presenta barba e capelli corti. La statua poggia su un basamento quadrangolare con decorazione a rosette.
Notizie storico critiche
La statua (Becherucci, 1969, pp.261-262), che raffigura l’Evangelista Marco, fu realizzata dallo scultore Niccolò Lamberti tra il 1408 e il 1415. La statua faceva parte della serie dei quattro Evangelisti dell’antica facciata della Cattedrale di Santa Maria del Fiore ed era collocata in origine nella prima delle due nicchie a sinistra del portale principale, dove la ricorda il Vasari (1568). Le altre tre statue raffigurano San Matteo di Bernardo Ciuffagni, San Giovanni di Donatello e San Luca di Nanni di Banco. Della loro collocazione sulla facciata è testimone un disegno del Poccetti. La statua di San Marco presenta un'incisione in caratteri latini fra le mensolette della base: OPUS NICHOLAI. La scritta era nota agli autori antichi ma dopo il trasferimento della statua all'interno della Cattedrale fu dimenticata nella penombra della cappella per oltre tre secoli. L’incisione fu trascritta anche dal Bode (1892/1905, p.5, tav. 13), e e se ne ha notizia da una comunicazione di Jeno Làyi. In occasione della demolizione della facciata, nel 1587, le quattro statue furono poste all'interno, nelle cappelle minori della tribuna i San Zanobi, in ognuna delle quali fu dipinta a chiaroscuro una nicchia per fare loro da sfondo. Il San Marco fu collocato nella prima cappella a destra, da cui fu tolto nel 1904 e posto nella seconda campata della navata sinistra. In occasione dell'ultima guerra, le statue furono rimosse dal Duomo e poi portate nel Museo nel 1936. I marmi per le quattro figure erano pronti nel 1405, quando Niccolò Lamberti e Lorenzo di Giovanni d'Ambrogio furono mandati a Carrara a disgrossarli. Le bozze, rimaste a Pisa a causa della guerra col duca di Milano, furono riportate a Firenze solo nel 1407. Nel dicembre del 1408 i marmi furono affidati a Niccolò Lamberti, a Donatello e a Nanni di Banco, e il quarto assegnato a chi avesse condotto meglio la propria. Tale promessa non fu mantenuta a causa dei tempi brevi: il 29 maggio del 1410 il San Matteo fu assegnato a Bernardo Ciuffagni, scultore mediocre ma ben accetto dagli operai. Nel 1415 la statua fu stimata in centocinquanta fiorini. Niccolò di Piero Lamberti detto il Pela scolpì il San Marco; il primo pagamento di quindici fiorini gli fu dato il 13 novembre del 1409, l'ultimo, di diciassette fiorini, il 18 marzo del 1415; la figura fu stimata centotrenta fiorini d'oro. Il San Giovanni fu eseguito da Donatello: il primo stanziamento é del 1412, a seguire tutti gli altri fino al 1415. Per il San Luca, scolpito da Nanni di Banco, i primi quaranta fiorini furono pagati nel 1410 e gli altri fino al 1412. Nel corso del tempo, i numerosi cambiamenti di collocazione delle quattro statue, furono la causa principale della confusione dei soggetti e degli artisti, al punto che viene trascurata la scritta con il nome del Lamberti incisa sul basamento della statua. Il Follini cercò di ristabilire le rispettive appartenenze, ma senza successo. Il merito dell'identificazione del San Marco di Niccolò Lamberti spetta al Semper che confrontò le figure di Ercole in mezzo al fogliame nello stipite sinistro della Porta della Mandorla, la cui decorazione, per l'imperfetta conoscenza dei documenti, fu attribuita proprio a Niccolò Lamberti.
Relazione iconografico religiosa
Il culto di San Marco, per l'importanza religiosa rivestita dalla condizione di Evangelista, è estremamente diffuso e capillare tra le Chiese Cristiane.La statua é teologicamente collegata al programma iconografico dell’intera facciata della Cattedrale di Santa Maria del Fiore, la redenzione per mezzo di Maria. Infatti, l'idea che si voleva rappresentare può essere riassunta nella formula dichiarata dal Conti: "Maria Vergine, quale Madre dell'Uomo Dio é inseparabile dal Redentore nell'Antico e Nuovo Testamento e nell'Era Cristiana: talché in Lei si ispirano i Profeti, la Chiesa universale, Concilii, Papi, Papi, Dottori e Santi, le scienze, le Arti belle, le Arti utili, la Carità, gli affetti di famiglia e di patria e in particolare questa Cattedrale". La tradizione religiosa identifica San Marco come autore del secondo Vangelo, il più breve e il più antico, usato come fonte da Matteo e Luca. A differenza dei due Vangeli paralleli, San Marco non racconta della nascita o dell’infanzia di Gesù. Si sofferma in particolare sulla predicazione del regno di Dio e sulla passione di Cristo. Per questo, anche in questa statua, viene rappresentato con un libro o un rotolo tra le mani, come uomo intento a scrivere il suo Vangelo (altro attributo frequente è il leone). A Roma viene identificato come missionario e compagno degli Apostoli Pietro e Paolo. Pietro lo chiama suo figlio e tutte le testimonianze antiche lo presentano come suo interprete.