Descrizione
In questo ovale possiamo riconoscere sulla sinistra Erode in trono; è presentato di profilo, indossa una tunichetta coperta da un mentello e calzari. La folta capigliatura è cinta da una corona, con la mano destra si appoggia al bracciolo del trono mentre con la sinistra indica il Santo; alle sue spalle stanno due figure abbigliate all'antica con volti molto espressivi.
Nella parte sinistra del medaglione in primo piano san Giovanni Battista sta in piedi, di fronte ad Erode; veste la sua abituale pelle di cammello e tiene con la mano sinistra la croce astile (di cui manca la parte finale) e con la mano destra sembra ammonire il re.
Alle sue spalle due soldati con elmo e lancia lo scortano.
Notizie storico critiche
Il bassorilievo faceva parte di una serie di quattro medaglioni ovali con Storie del Battista che ornavano la balaustrata del coro del Battistero.
Quest'ultimo, assieme all'Altare maggiore, era stato scolpito da Girolamo Ticciati nel 1732; a causa del cambio del gusto nel 1912 tutto il complesso fu rimosso e i vari elementi, comprese le nostre aquile, furono spostati nei depositi del Museo dove ancora sono riposte; furono sistemate nel cortile del Museo solo i due angeli reggicandelabro e il San Giovanni Battista in gloria.
Per prima li notò la Brunetti che ne fece menzione nel catalogo del Museo (1970); successivamente (1974)gli dedicò un breve studio, rilevando elementi neorinascimentali; nel 1995 Alessandra Giannotti concorda con Brunetti rilevando desunzioni quattrocentesche dai della Robbia, dal Ghirlandaio e dal Rossellino.
Relazione iconografico religiosa
In questa placca il Ticciati raffigura il momento in cui il Battista di fronte ad Erode Antipa lo ammonisce per la sua relazione illecita con Erodiade, moglie di suo fratello. Il passo in cui si ricorda l'avvenimento è l'intero capito 6 del Vangelo secondo Marco: "Erode infatti aveva fatto arrestare Giovanni e lo aveva messo in prigione a causa di Erodìade, moglie di suo fratello Filippo, che egli aveva sposata. Giovanni diceva a Erode: «Non ti è lecito tenere la moglie di tuo fratello».Per questo Erodìade gli portava rancore e avrebbe voluto farlo uccidere, ma non poteva, perché Erode temeva Giovanni, sapendolo giusto e santo, e vigilava su di lui; e anche se nell'ascoltarlo restava molto perplesso, tuttavia lo ascoltava volentieri. Venne però il giorno propizio, quando Erode per il suo compleanno fece un banchetto per i grandi della sua corte, gli ufficiali e i notabili della Galilea. Entrata la figlia della stessa Erodìade, danzò e piacque a Erode e ai commensali. Allora il re disse alla ragazza: «Chiedimi quello che vuoi e io te lo darò». E le fece questo giuramento: «Qualsiasi cosa mi chiederai, te la darò, fosse anche la metà del mio regno». La ragazza uscì e disse alla madre: «Che cosa devo chiedere?». Quella rispose: «La testa di Giovanni il Battista». Ed entrata di corsa dal re fece la richiesta dicendo: «Voglio che tu mi dia subito su un vassoio la testa di Giovanni il Battista». Il re divenne triste; tuttavia, a motivo del giuramento e dei commensali, non volle opporle un rifiuto. Subito il re mandò una guardia con l'ordine che gli fosse portata la testa. La guardia andò, lo decapitò in prigione e portò la testa su un vassoio, la diede alla ragazza e la ragazza la diede a sua madre. I discepoli di Giovanni, saputa la cosa, vennero, ne presero il cadavere e lo posero in un sepolcro." Mar, 6, 17-29.
Nel medaglione Ticciati ha scelto di rappresentare l'attimo precedente al banchetto e poi alla decapitazione, momenti di gran lunga preferiti dagli artisti.
Un precedente iconografico che il Ticciati deve aver tenuto presente è il Dossale in argento con storie di san Giovanni Battista, dove troviamo una scena con "San Giovanni dinnanzi ad Erode" che rispecchia specularmente il medaglione dell'altare settecentesco.