Descrizione
La statua rappresenta San Giovanni Evangelista, seduto che sorregge con la mano sinistra un volume. Il volto, lievemente rivolto verso sinistra, presenta capelli corti e barba lunga ed é caratterizzato da un'espressione accigliata e severa. Il Santo é abbigliato all'antica. La statua poggia su una base di sostegno quadrangolare con decorazioni a rose e lettere cufiche.
Notizie storico critiche
La statua (Becherucci , 1969, pp. 262-264), che raffigura l’Evangelista Giovanni, fu realizzata dallo scultore Donatello tra il 1409 e il 1415. La statua faceva parte della serie dei quattro Evangelisti dell’antica facciata della Cattedrale di Santa Maria del Fiore. Le altre tre statue raffiguarano San Marco di Niccolò Lamberti, San Matteo di Bernardo Ciuffagni e San Luca di Nanni di Banco. Della loro collocazione sulla facciata è testimone un disegno del Poccetti. La statua di San Giovanni stette fin dall’origine sull’antica facciata del Duomo, dove fu collocata poco prima dell’8 ottobre 1415. La posizione precisa, nella nicchia a destra del portale maggiore, si ottiene con certezza da una miniatura di un codice laurenziano (Edili 151) raffigurante la consacrazione della Cattedrale ad opera di Eugenio IV nel 1436. La conferma anche la direzione dello sguardo di San Giovanni verso il portale stesso. La scultura restò sulla facciata, con le altre tre, fino alla sua distruzione nel 1587. Il Diario di Agostino Lapini (1900, p.281) ci informa del trasferimento, nel 1587, del primo degli Evangelisti (non sappiamo quale) nella cappella di San Paolo nella Tribuna centrale del Duomo dove furono posti anche gli altri. Il Follini (II, 1790, p.233) confuse l’opera con il San Luca di Nanni di Banco e l’errore continuò fino alla rettifica da parte del Bode (Cicerone, V ed. 1884, p.350). La statua di San Giovanni, che è stata attribuita a Donatello, viene descritta nei documenti dell’Opera, soprattutto nei cataloghi del Poggi. Da tali documenti si deduce che dal 1412 iniziarono i pagamenti a Donatello, seguiti da altri nel 1413 e 1415. L’opera fu quindi eseguita nell’arco di sette anni facendo nascere la questione critica di determinare con precisione l’epoca di esecuzione, in un momento di grande interesse per la conoscenza di Donatello. E’ l’epoca del primo grande capolavoro, il San Marco di Orsanmichele (1411-1413) e il probabile inizio del San Giorgio, opere a cui si è fatto riferimento per collocare nel tempo, grazie ad elementi affini, l’Evangelista del Duomo. Fu il Poggi (1909, p.XXXVII) a porre l’inizio nel 1412, con il primo pagamento. Ma il Janson (1963, p.14 e segg.) osservò che nel documento del 1412 l’opera era già in lavoro e che, parallelamente, i pagamenti delle altre tre statue erano documentati dal 1409-1410 in poi. Poiché il San Giovanni non era ancora finito a metà del 1415, egli pensò che in quel momento si stava realizzando la parte più importante, cioè la faccia, e che, il segno delle pupille, un semplice foro di trapano, non sia originale, ma un’aggiunta cinquecentesca. Quindi concluse, come dimostra anche la persistenza gotica del panneggio, che la parte superiore della statua (testa, spalle e petto) fu eseguita nel 1409-10 circa, mentre le mani e la parte in basso nel 1411 circa, con possibili modifiche nel 1415. La critica successiva reagì diversamente a queste proposte. Il Nicholson (1960, p.204) affermò che i pagamenti risalgono al 1415, mentre il Grassi (1958, p.58) pensò ad una data di esecuzione assai tarda, tra il 1413 e il 1415, anche se la scultura nel suo insieme fosse stata già abbozzata molto prima. Di fronte a tutte queste considerazioni, Castelfranco (1963, p.15) riuscì a trarre le sue conclusioni grazie ad una profonda interpretazione dell’arte di Donatello. Egli scrisse:<<I pagamenti per il San Giovanni sono degli anni 1412-15, il San Marco fu commesso ed eseguito tra il 1411 e il 1413. Due opere contemporanee quindi, forse con qualche precedenza al San Marco…>>. E per <<renderci conto di quanto fosse ardua e nuova alla data 1415 la posizione artistica di Donatello>> basta confrontarla, nello stesso Orsanmichele, con i Santi, altissimi, di Nanni di Banco e che, accanto ad essa sembrano <<troppo antichi, di un umanesimo stanco”.
Il Galassi (1949, pp.69-73) indicò una data di esecuzione della statua compresa tra il 1411 e il 1416, periodo cui appartengono anche il San Marco e il San Pietro di Orsanmichele, e due Profeti del Campanile. Finalmente, con il San Giovanni Evangelista Donatello riuscì a fornire tra il 1412 e il 1415 una figura seduta, facendone un vero capolavoro: fece volteggiare due ampi festoni da un gomito alle ginocchia e un ampio volteggio con cadute e sbalzi così da comunicare il movimento nella quiete della posa. Una testa profetica, lievemente aggrottata nell’atto di pensare, degna di considerazione grazie alla lunga barba, che scende sul petto, e alle folte ciocche dei capelli. Un’opera che il Galassi identifica come esemplare, fra tutte, per compostezza e dignità formalistica.
Relazione iconografico religiosa
San Giovanni Evangelista fu un Apostolo di Gesù. Prima di seguire Gesù era discepolo di Giovanni Battista. La tradizione gli attribuisce un ruolo speciale all'interno della cerchia dei dodici Apostoli: compreso nel ristretto gruppo includente anche Pietro e Giacomo, lo identifica con "il discepolo che Gesù amava", partecipe dei principali eventi della vita e del ministero del maestro e unico degli Apostoli presenti alla sua morte in croce. La tradizione cristiana lo identifica con l'autore del quarto Vangelo e per questo gli viene attribuito anche l'epiteto di Evangelista. Infatti, anche in questa statua, viene rappresentato con un libro o un rotolo tra le mani, come uomo intento a scrivere il Vangelo (altro attributo frequente è l’aquila). Il santo compare abitualmente, con aspetto giovanile, nelle rappresentazioni plastiche e pittoriche dell'Ultima Cena e, sempre giovane e imberbe, in quelle della Crocifissione, ai piedi della Croce, accanto alla Vergine che spesso sorregge. La statua é teologicamente collegata al tema iconografico dell’intera facciata della Cattedrale di Santa Maria del Fiore, la redenzione per mezzo di Maria. Infatti, l'idea che si voleva rappresentare può essere riassunta nella formula dichiarata dal Conti: "Maria Vergine, quale Madre dell'Uomo Dio é inseparabile dal Redentore nell'Antico e Nuovo Testamento e nell'Era Cristiana: talché in Lei si ispirano i Profeti, la Chiesa universale, Concilii, Papi, Papi, Dottori e Santi, le scienze, le Arti belle, le Arti utili, la Carità, gli affetti di famiglia e di patria e in particolare questa Cattedrale". Altra rappresentazione frequentissima di San Giovanni Evangelista è quella che lo mostra nelle sembianze di un vecchio barbuto e imponente. Largamente furono rappresentati nell'arte occidentale gli avvenimenti della sua vita in cicli o isolatamente (Filippino Lippi a Santa Maria Novella a Firenze).