Descrizione
Il dipinto raffigura il Redentore con gli occhi leggermente rivolti a sinistra, barba corta, incorniciato dai capelli castani, lunghi e mossi che cadono sulle spalle. Indossa una veste rossa e un mantello dorato che cade sulla spalla sinistra. Sul capo tiene un'aureola triangolare. La figura é rappresentata frontalmente e a mezzo busto con la mano destra benedicente e nella sinistra tiene il Globo cristiano. La figura del Redentore emerge dallo sfondo color oro, elemento tipico delle pitture su tavola del periodo.
Notizie storico critiche
Il dipinto, che raffigura il Redentore, venne eseguito da Mariotto di Nardo tra il 1402 e il 1404 insieme ad altri due raffiguranti i Due Dottori della Chiesa. Le tre opere hanno forma di compassi quadrilobati e sono attribuiti a Mariotto di Nardo. Il quadrilobo raffigurante Il Redentore é di dimensione maggiore rispetto agli altri due. L'unico carattere comune alle tre pitture è la mancanza di traverse sul retro, elemento che confermerebbe la loro collocazione originaria 'ad incasso', in alloggiamenti predisposti nella volta dei baldacchini di cui parlano i documenti.Il supporto, quadrilobato, presenta una composizione architettonica complessa. Esso é composto da assi, assemblate nel senso verticale all'immagine e prevede nella sua costituzione la cornice applicata su supporto (ma non le traverse). La mancanza di traverse e il profilo o spessore della tavola e cornice in obliquo, certificano la documentazione storica. E' evidente che le traverse delle tavole erano parte della struttura architettornica e servivano sia come aggancio ad essa che come assemblaggio delle assi della pittura, mentre il taglio obliquo dello spessore dei lobati favoriva l'incasso nelle strutture predisposte. Inoltre, tra gli strati pittorici ed il supporto ligneo si riscontra la presenza di tela di lino a trama compatta che si interrompe lungo il profilo della cornice; la preparazione del colore, a gesso e colla, é omogenea per tutto il dipinto e lo stratto d'oro applicato a guazzo risulta steso di una campitura di bolo di colorazione rosso-arancio precedentemente definita dalle linee di incisione. Non esiste continuità tra fondo oro e cornice.
Da alcuni documenti pubblicati nel 1909 da Giuseppe Poggi, risulta che tale dipinto, insieme agli altri due, sarebbe ciò che resta di due cappelle, costruite fra lo scorcio del Trecento e i primi del Quattrocento nella controfacciata della chiesa di Santa Maria del Fiore e demolite nel 1842. Inoltre, proprio al Poggi risale l'attribuzione a Mariotto di Nardo che nel 1404 ricevette pagamenti per lavori di pittura, non meglio identificati nella nuova cappella (1909, p. CX). In quel documento viene specificato <<excepto i co(m)passi ipsius celi>>, che può essere variamente interpretato, ma certamente non fornisce supporto all'attribuzione. La critica più recente di Meiss e Boskovits, concorda con l'attribuzione a Mariotto.
Il dipinto fu esposto temporaneamente all'Opera del Duomo nel settembre del 1996.
Relazione iconografico religiosa
L’immagine del Cristo Redentore è il simbolo del riscatto dell’uomo da una condizione di infelicità e di peccato: la redenzione offre all’uomo la via e i mezzi per superare la propria condizione naturale e conquistare una salvezza superiore. Il dipinto rispetta chiaramente l'iconografia del Redentore proveniente dall'archetipo olandese del Salvador Mundi: Cristo ritratto a mezzo busto con la mano destra alzata in atto benedicente e la sinistra a reggere un globo con la croce, simbolo del suo potere di Redenzione sulla terra.
Il gesto della mano destra, a contare "tre" è un rimando alla Trinità e forse è questo che rappresenta l'immagine, che infatti è coronata