Descrizione
Il rilievo come attesta l'iscrizione latina a lettere capitali posta sul basamento, è l'autoritratto dell'artista fiorentino Bartolomeo (Baccio) Bandinelli ed è datato 1556. L'artista si auto ritrae di profilo, con barba lunga molto ben definita, scolpita a traforo e sguardo fiero e ambizioso, come egli stesso amava definirsi nel suo "Memoriale".
Notizie storico critiche
L'opera si inserisce in un momento avanzato della vita dell'artista, impegnato nella realizzazione di molte e diverse commissioni e ormai stremato dalla continua concorrenza di rivali più giovani e carismatici. Probabilmente essa è collocabile in un ambizioso progetto intrapreso a partire dal 1547, di realizzazione di un grande basamento marmoreo decorato da figure a rilievo intorno al coro ottagonale del Duomo e altre sculture di dimensioni maggiori per l'altare. L'opera venne aspramente criticata dai contemporanei tanto che forse l'artista, ferito nell'orgoglio e ossessionato dalla continua esigenza di superare i rivali, sentì il bisogno di firmare l'opera e auto ritrarsi di profilo alla pari dei grandi imperatori romani. Secondo quanto riportato da Giovanni Poggi (1910, pp. 22-23), che a sua volta fece riferimento a quanto Lapini A. scrisse nel suo 'Diario' (1990, p. 118), l'autoritratto del Bandinelli venne ritrovato all'interno di un incavo alla base dell'Eterno sull'altare maggiore del coro della Cattedrale di Santa Maria del Fiore. L'opera, firmata dallo scultore e datata 1556, fu pubblicata dal Venturi (1935, p. 192, fig. 163), che la definì frutto di una maturazione nello stile dell'artista orientato verso un più spiccato classicismo. L'opera venne poi citata brevemente anche dal Paatz (1940, II, pp. 59, 410, n. 623) e nel catalogo di Bacherucci e Brunetti (1969, I, p. 288, n. 176) dove fu posta a confronto con altri ritratti dell'artista e in particolare quello pittorico conservato al Museo Gardner di Boston.
Relazione iconografico religiosa
Il precedente iconografico cui l'opera può riferirsi è quello della numismatica romana di età imperiale ripresa sin dal Rinascimento, quando gli artisti e in generale gli 'uomini illustri' iniziarono a farsi ritrarre alla stregua dei Cesari, alimentando quello che Jacob Burckhardt definiva “il culto dell'individuo e della personalità”.