Descrizione
Il reliquiario del Libretto è un piccolo polittico in oro formato da sei scomparti che si ripiegano su se stessi e nei quali sono contenute le sacre reliquie, indicate in piccolissimi cartigli, sistemate in settantadue trifore applicate sulla parte anteriore degli sportelli e suddivise in quattro file per scomparto. Esso è contenuto all’interno della teca ed è sostenuto dai rami fogliati che fuoriescono da un vaso afiancato da due angeli inginocchiati a tutto tondo e decorato con smalti, otto perle e sei rubini balasci. Alla parte superiore dello scomparto centrale, che conserva le reliquie più importanti (quelle legate alla Passione), è applicata una miniatura su pergamena che rappresenta, sul recto, la Crocifissione di Cristo con San Giovanni e Maria Maddalena, e sul verso, la Trinità e i ritratti di Carlo V di Francia e sua moglie Giovanna di Borbone. La lunga iscrizione sul retro della parte centrale è a smalto. Il tergo dei due scomparti laterali estremi è decorato a smalto da un campo di gigli di Francia entro losanghe che si trova in vista quando il libretto è chiuso.
Il Libretto è conservato all'interno di una teca composta da due facciate in cristallo di rocca attraverso le quali è possibile vedere il Libretto stesso e che sono, sia sul verso che sul recto, suddivise in sei parti tra lesene e trabeazione: la parte inferiore è suddivisa da quattro lesene scanalate con capitello corinzio, quella superiore, da due riquadri laterali con medaglioni con i Quattro evangelisti, Giovanni e Marco, Luca e Matteo, nel recto e nel verso, nelle cui cornici foglie accartocciate si affiancano a fili ritorti, delimitati da due corte lesene con capitello che inquadrano una finestra che si apre sulla miniatura interna del Libretto. Lungo i lati della teca corrono fasce in smalto champlevé con motivi di candelabre.
Notizie storico critiche
Il reliquiario del Libretto è una delle opere in argento più importanti conservate nel Museo dell’Opera del Duomo di Firenze. Di esso, nel catalogo del museo del 1969, un’accuratissima scheda di Giulia Brunetti ripercorre tutte le vicende storico critiche. Il reliquiario del Libretto fu donato dal re Carlo V di Francia a suo fratello Luigi, duca d’Angiò, fra il 1364 e il 1368 e contiene frammenti staccati dalle famose reliquie degli strumenti della Passione di Cristo donate dall’imperatore d’Oriente Baldovino II Porfirogenito al re di Francia Luigi il Santo, nel 1247, che poi eresse per queste reliquie la Sainte Chapelle di Parigi. Il Poggi ritiene che Carlo avesse donato il reliquiario al fratello nel 1371, lo stesso anno in cui donava all’altro fratello, il duca di Berry, un altro frammento della Croce tolto dalla Sainte Chappelle. Questa ipotesi, sostenuta dal confronto tra il ritratto di Carlo V, morto nel 1379, contenuto nella miniatura all’interno del libretto e un suo ritratto risalente al 1371, presente in una Bibbia oggi conservata al museo Meermanno-Vestreeniano dell’Aia, oltre al fatto che il reliquiario non compare in un inventario del duca d’Angiò compilato tra il 1364 ed il 1368, farebbe datare la realizzazione del Libretto tra il 1368 e, al più tardi, il 1378, anno della morte del re, anche se è più probabile una datazione intorno al 1370. Luigi d’Angiò adottato come suo successore dalla Regina Giovanna, venne in Italia dove morì nel 1384. Forse aveva portato con sé la preziosa reliquia ma tant’è che questa si riscontra tra le gioie dell’inventario della collezione di Piero de’ Medici nel 1465 (Muntz 1888 p. 40 e 73). Dopo la cacciata dei Medici da Firenze, sempre grazie agli studi del Poggi, il reliquiario si ritrova nelle carte dell’arte di Calimala in uno spoglio strozziano riferito agli anni 1493 45 dal quale si apprende che il reliquiario era stato acquistato per mezzo di Taddeo d’Agnolo Gaddi su commissione dell’Opera di San Giovanni e della Signoria di Firenze, con l’intermediazione di don Leonardo da Ruota abate di Camaldoli, dal Cardinale di Siena Francesco Piccolomini, il futuro Papa Pio III, che ne era entrato in possesso come pagamento di un credito che aveva nei confronti dei Medici. Posto in San Giovanni tra le altre reliquie sotto l’altare dedicato al santo, il reliquiario del Libretto, così conservato, preoccupava i consoli di Calimala che decisero di costruire, come riportano ancora le carte strozziane, un reliquiario dove la reliquia potesse essere conservata e degnamente esposta. Il 30 marzo 1500 fu così deliberato di commissionare all’orafo Paolo di Giovanni Sogliani la realizzazione di un reliquiario in argento per il quale furono fusi “due voti d’argento” appartenenti al Battistero. L’opera era conclusa nel febbraio dell’anno successivo. Essa fu consegnata in pegno alla Repubblica al tempo dell’assedio di Firenze nel 153o e riscattata nel 1532, e continuò ad essere esposta sull’altare d’argento in Battistero fino alla metà dell’Ottocento. Nel 1886 fu destinata al Museo dell’Opera dove però fu esposta soltanto nel 1954.
Il reliquiario del Libretto è stato oggetto fin dal XVI secolo di attenzioni, approfondimenti e studi anche se specialmente nelle citazioni più antiche (Albertini 1532, Bocchi 1591 ed cinelli p. 32) i contorni della sua provenienza si fanno più indefiniti . Lo studio maggiormente impegnativo ed esaustivo sul reliquiario del Libretto rimane quello del Poggi (1916-1918) che affronta tutto l’insieme ma dedica particolare interesse alla reliquia del libretto ed ai rapporti con l’arte e la miniatura francese; il Rossi (1956) accetta la datazione del libretto al 1368-78 ma soprattutto mette in risalto la grande raffinatezza del contenitore, un’opera mirabile per l’architettura dell’insieme, i rilievi, gli smalti e le decorazioni rammaricandosi per la scarsa conoscenza del suo artefice. La Brunetti avanza il sospetto che la statuetta posta sulla cimasa del tempietto su uno zoccolo forse un po’ posticcio possa non essere riferita al Sogliani
Relazione iconografico religiosa
Il Libretto con le reliquie degli strumenti della Passione di Gesù Cristo, conservato nel grande reliquiario realizzato appositamente nel 1500 dall'orafo Paolo di Giovanni Sogliani, per espresso volere dei fiorentini attraverso i loro rappresentanti nella potente arte di Calimala, è una delle più antiche e preziose testimonianza del culto delle reliquie legate alla Passione del Signore. La provenienza di queste reliquie dalla Sainte Chapelle, luogo che era stato espressamente voluto da re Luigi IX, detto il Santo, per conservare le reliquie della Corona di Spine del Signore e successivamente dei frammenti del legno della Vera Croce, tanto che la cappella era divenuta essa stessa un reliquiario, rendono il Libretto e le settantadue reliquie in esso conservate una testimonianza vivente di un rapporto tra storia e fede che qui diventa del tutto tangibile. Le reliquie erano considerate l’evidenza fisica della santità e quelle legate a Gesù Cristo avevano un valore ancora più forte ed evocativo. Principi e sovrani francesi distribuivano con oculatezza e magnanimità piccoli frammenti delle reliquie che a loro erano giunte dai luoghi santi. Il Libretto doveva comunque godere di una sua fama particolare se, una volta in Italia, probabilmente con Luigi d’Angiò, poté ritrovarsi nelle collezioni medicee e da allora rimanere a Firenze come segno della coesione della città. Non appena cacciati i Medici, i responsabili dell’Arte di Calimala non esitarono, infatti, ad acquistare per San Giovanni il reliquiario che era stato uno degli oggetti più preziosi della collezione di Piero dei Medici detto il Gottoso, commissionando il suo nuovo contenitore, reliquiario di un reliquiario, all’orafo Paolo di Giovanni Sogliani .