Descrizione
Il modello si presenta elaborato sia sul davanti che a tergo, ornato da dettagli dipinti su un fondo omogeneo bianco marmo. Esso presenta tre ordini sovrapposti. Il primo ordine poggia su una serie di bassi gradini modanati. Ai lati sono due pilastri esagonali ispirati a quelli del terzo registro del Campanile (dipinti a specchiature marmoree rosa con losanghe rosse e verdi con fiori bianchi), i quali proseguono fino al culmine del secondo ordine. All'interno comprende dieci paraste, ordinate per quattro coppie più due singole alle estremità, ciscuna con semicapitello corinzio e ornate a torciglioni eccetto le due mediane laterali che sono scanalate. Le paraste inquadrano tre portali rettangolari, di cui il centrale più grande, ornati da mostre modanate e, a loro volta, decorati con fastigi a doppia voluta vegetale. Le cornici sono contenute da edicole composte da colonne addossate in marmo giallo sostenenti trabeazioni modanate, sormontate da timpani. Questi ultimi sono triangolari e marmorizzati in verde ai lati, estroflessi da valve di conchiglia, a loro volta inquadrate da fornici a tutto sesto; mentre il timpano centrale è ad arco ribassato, ornato da un peduccio reggifestoni. Negl'intervalli tra i tre portali sono nicchie contenenti figure forse di profeti, e al di sopra sono riquadri istoriati a rilievo. Al di sopra corre una trabeazione recante un'iscrizione in capitali nere e compresa tra cornicioni aggettanti. Il cornicione superiore fa da base a una balaustra. Il secondo ordine è scandito da paraste gemelle e simmetriche di quelle dell'ordine inferiore, le quali scandiscono la superfice in tre aree. Al centro è l'arco a tutto sesto che fa da compimento fornice centrale, ed è decorato al suo interno da un rilievo raffigurante l'Assunzione di Maria in rilievo, a sua volta coronato dallo stemma granducale mediceo su scudo mistilineo e quindi sormontato da una cartella con cornice cinta da volute. Ai lati, simmetrici e speuculari si osserva: in basso, una zoccolatura a specchiature marmoree rosse; al di sopra, verso l'esterno, oculi sormontati da bassorilievi marmorei entro targhe rettangolari con cornici a volute, entrambi a loro volta compresi entro cornici rettangolari verticali esornate a volute, cartocci e pendenti. Il secondo ordine è concluso da una trabeazione in marmo verde venato, chiusa da un cornicione aggettante che fa da base a una balaustra con trafori polilobati. L'ultimo ordine è segnato, al centro, da un oculo, con doppia cornice a ghirlanda vegetale. Questo è inscritto in un quadrato, e nei pennacchi risparmiati sono specchiature marmoree, mentre alla sommità sono tarsie marmoree a losanga bianco verde. Ai lati sono coppie di doppie paraste con semicapitelli corinzi, binate, lisce, intervallate da rilievi vegetali culminanti in festoni oro. Al di sopra corre una trabeazione tra due cornicioni, scandita da semiplinti centrati da rosoni oro in corrispondenza dei semicapitelli inferiori e ornata da specchiature romboidali. Ai lati della sezione centrale sono due spioventi concavi, con ornato bianco nero e fastigi a volute vegetali, che alle estremità toccano la sommità dei pilastri laterali, e che sono costituite da balconate ottagonali con balaustra traforata a poliboli stellari. In apice è un tipano triangolare, segnato da cornicioni modanati, centrato dal Monogramma bernardiniano di Gesù, entro cornice a tarsie bianco e verdi a losanga. A tergo il modello riproduce la controfacciata in modo più approssimato, a fondo bianco con le membrature in pietra forte dipinte: i portali con le loro mostre sormontate da cartelle e al centro l'orologio con i numeri e le lancette, entro una mostra con timpano spezzato e, al di sopra, la balaustra gotica
Notizie storico critiche
Il modello ligneo, realizzato da Gherardo Silvani nel 1635, illustra uno dei progetti elaborati per la facciata del Duomo, che doveva sostituire quella smantellata nel 1587 dal granduca Francesco.Il modello di Gherardo Silvani rientra nel dibattito sorto intorno alla realizzazione della nuova facciata del Duomo dopo che il granduca Ferdinando II, nel 1633, aveva manifestato la volontà di mettere in opera il progetto tardo-cinquecentesco di Giovanni Antonio Dosio. La proposta del Silvani, che sarebbe stato poi nominato architetto dell’Opera del Duomo, si caratterizza non solo per il ricco decorativismo delle superfici, ma, soprattutto, per la presenza, agli angoli, di due pilastri poligonali che terminano in alto con mensole sorrette da archetti polilobati: un vero e proprio inserto “gotico”, che aveva lo scopo di mitigare l’inevitabile divario stilistico tra la facciata moderna e l’architettura trecentesca dei fianchi della cattedrale. Conservato nei depositi dell'Opera smontato in tre parti in tre diverse casse, nel 2015 è stato sottoposto a restauro e quindi esposto nel nuovo museo