Descrizione
Il reliquiario è in argento e rame, con parti sbalzate e altre fuse. Il piede è esagonale, a tronco di piramide, con facce spartite da volute e gradino modanato e decorato a fogliette lanceolate. Su questo s'imposta un fusto a vari segmenti: un piedistallo esagonale con volutine angolari, quindi un nodo a vaso baccellato, e una colonna spanciata ornata con fogliame e con capitello a corolla. Al di sopra, è una sottocoppa decorata a fogliame, espansa in una cornice a corolla aggettante. Segue il reliquiario, architettonico, in forma di edicola ad arcate, spartite da semicolonne addossate, con capitelli tuscanici. A loro volta le colonne sostengono una trabeazione scandita da plinti addossati. Ognuno di essi prosegue in una voluta convergente verso un podio circolare dove si alterna a puttini seduti. In apice, su un secondo podio, è una statuetta del Battista, in pelle di cammello, con la croce.
Notizie storico critiche
Un documento pubblicato dal Frey, dagli Spogli dei libri dell'Arte della Mercanzia, informa che nel 1394 Nicoletta Grioni donò al Battistero di Firenze la mascella di San Giovanni Battista, insieme ad altri reliquiari e opere che erano già di Giovanni Catacuzeno di Costantinopoli. Anche il Del Migliore nomina la reliquia citando sant'Antonino. Il Richa, riferì di un confronto probatorio avvenuto nel 1423 a Roma, quando si verificò che la mascella combaciasse con la testa conservata a San Silvestro. Ancora negli spogli pubblicati dal Frey si viene a sapere che per questa reliquia fu realizzato da Matteo di Lorenzo un reliquiario nel 1397. Il Cocchi confuse questa notizia con il reliquiario del Dito del Battista, che invece è quattrocentesco, mentre invece a questo reliquiario fa forse riferimento un altro documento raccolto ancora dal Frey, dove si ricorda un piedistallo d'argento a sei facce con sei leoni. In seguito della reliquia si perdono le tracce, come tutte le opere custodite nell'altare maggiore del Battistero, colpite dall'alluvione del 1567. Ancora Richa, però, ci dice che la mascella fu estratta da una cassetta di ferro ov'era contenuta, nel 1564, per volontà di Cosimo I, e che per essa lo stesso granduca commissionò l'attuale reliquiario a Pietro Cerluzi. La Brunetti ne notava la vicinanza stilistica al Giambologna, benché di tale Cerluzi orefice non esistessero altre notizie biografiche, né fossero note altre opere. Nel 1999 Bicchi propose allora che il Richa avesse compiuto un errore di trascrizione, e si trattasse invece di Tommaso Cambiuzi, orefice che risulta immatricolato tra gli orafi proprio nel 1564.
Relazione iconografico religiosa
Il reliquiario ha forme architettoniche che rimandano fortemente al tema eucaristico, cui il Battista è associato, e perché martire, e perché precursore del Cristo. La base è un evidente richiamo al calice e alla patena della comunione. Il tempietto superiore, invece, è un rimando ai cibori, che proprio in quegl'anni di controriforma assumevano nuova centralità nell'architettura e nella liturgia cattolica. Il tempietto, per rimando al Vangelo (Gv 13, 25: "Distruggete questo tempio e in tre giorni io lo ricostruirò»") è un riferimento al Corpo di Cristo e alla sua Resurrezione; tema importante in relazione a una reliquia, cioé al frammento corporeo di un santo. In fine, nel suo insieme, il reliquiario ha una forma che richiama una lanterna o una lampada, come da antica tradizione. Ciò ne afferisce il significato alla simbologia neotestamentaria del Cristo-luce (Ap 21, 23-25), e vale a esaltare la reliquia quale testimonianza di santità, il cui fine è di illuminare la fede del devoto.