Descrizione
Il pannello, rettangolare, è parte di un dittico. Ciascuna tavola è cerata e vi sono inserite tessere in pasta vitrea a mosaico. Queste compongono sei riquadri, da leggersi dall'alto verso il basso e da destra a sinistra, con le scene della Vita di Cristo e di Maria relative a sei corrispondenti festività cristiane. Ogni riquadro riporta un singolo episodio, su fondo oro; essi si caratterizzano per una chiara composizione dello spazio e per la libertà dei movimenti delle figure. Ogni riquadro è corredato da un titolo e ogni figura è indicata da iscrizioni abbreviate.
Notizie storico critiche
Il dittico fu donato, assieme ad altre reliquie, al Battistero di Firenze dalla nobildonna veneziana Nicoletta di Antonio Grioni, vedova del fiorentino Pietro Torrigiani, cubicolario dell’imperatore di Costantinopoli Giovanni Cantacuzeno. Il Gori porta per primo memoria dei due mosaici, notandone delle affinità con le miniature del necrologio di Basio II (Biblioteca Vaticana). Il Richa si limitò a citarli; il Bayet avvicinò invece le opere alle Trasfigurazioni del Louvre, anch'essi mosaici, assieme ai quali la critica, tra cui il Labarte nel 1864, spesso riunisce anche il presente dittico. Il Cavallucci nel 1886, le ricorda come oggetti che si esponevano in Battistero; ancora sono ricordati nell'Elenco degli oggetti destinati al Museo nel 1886 e dal Muntz, lo stesso anno. Solo nel catalogo del 1891 si ricordano le cornici quattrocentesche con lo stemma dell'Arte di Calimala. Il Kraus trattò ampiamente le due tavolette anche dal punto di vista iconografico nel 1891, avvicinandole a due manoscritti vaticani del secolo XII. Sulla sua proposta di datazione al XII secolo lo seguirono il Diehl nel 1910, e il Venturi nel 1907. Ma più convincente fu Azalov che trovò affinità formale tra questi mosaici e quelli della Karyie Camii di Costantinopoli, databili al primo quarto del XIV secolo. Al primo quarto del XIV secolo le datarono il Wulff e l'Alpatoff nel 1925, mentre il Muratoff le propose afferenti alla linea del neo-ellenismo e quindi della metà dello stesso secolo. Lazareff segue l'ipotesi di Azalov, costruendo un corpus di opere affini per stile ai due mosaici. Anche Millet nel 1916 accetta questa ipotesi, che fu invece rifiutata dal Lasarev. Grabar nel 1953 definì le due tavole il capolavoro dei mosaici portatili italiani, ma le giudicò anche di stanca accademia costantinopolitana del XIV secolo. Felicetti-Liebensfeld, si attennero ad una generica datazione al XIV secolo, mentre agl'inizi di quel secolo le riferirono il Talbot Rice, che le credette di certa origine costantinopolitana. Il Demus, nel 1960 pensò alla detronizzazione di Giovanni Cantacuzeno come termine ante quem per datarle. Beckwith, nel 1961, non si discostò dalle conclusioni degli studi precedenti. Il Kitzinger, nel 1963, citò i due mosaici come sommo esempio stilistico del loro genere. Rossi, nel 1964, si attenne alla critica precedente per la datazione dei mosaici, mentre datò come posteriori di qualche decennio le cornici d'argento, e come del XV secolo quelle dorate. La Hutter nel 1968 si soffermò a elogiarne la raffinatezza pittorica dell'uso delle tessere. Il Catalogo a cura della Brunetti, segue la critica precedente su una datazione intorno al principio del XIV secolo. Sergio Bettini propose di collocarli nel periodo paleologo, e la loro afferenza ai mosaici di Karyie Camii sarebbe solo stilistica, mentre, iconograficamente, risentirebbero maggiormente della cultura occidentale.
Relazione iconografico religiosa
Il pannello, narrativo, è suddiviso in sei riquadri indicati e corrispondenti a sei delle maggiori festività cristiano ortodosse, dall'alto verso il basso, e da destra a sinistra: l'Annunciazione a Maria, per la festa omonima; la Natività di Cristo, per il Natale; la Profezia di Simeone, per la Candelora; il Battesimo di Cristo, per la Domenica del Battesimo; la Trasfigurazione, per l'omonima festa e la Resurrezione di Lazzaro, per la festa del Sabato di Lazzaro. In verità gli episodi trascelti variano dalle Dodici Grandi Feste bizantine (Dodekaorton), giacchè sono escluse la Natività di Maria (Gennesis) e la Presentazione di Maria al Tempio, mentre sono aggiunte la Resurrezione di Lazzaro, nel primo pannello, e la Crocifissione nel secondo. Questo conferisce all'iconoloiga del dittico un'impronta maggiormente cristologica, e un accento sul tema della morte e della resurrezione.