Descrizione
La scultura è in marmo bianco ed è oggi conservata nel Museo dell'Opera del Duomo di Firenze. Originariamente la statua si trovava nella seconda nicchia a destra, del lato est del Campanile, quello verso la cupola del Brunelleschi, che all'epoca doveva ancora essere costruita. Isacco è inginocchiato ai piedi del padre che con una mano gli afferra i capelli e tiene la lama del coltello appoggiata alla spalla del giovane. Abramo ha già il volto verso il cielo, verso Dio. Le due figure sono scolpite da un’unico blocco. Il gruppo scultoreo è molto importante, si tratta infatti del primo gruppo monumentale realizzato nel Rinascimento composto da due figure scolpite a tutto tondo e in un unico blocco. L’idea del soggetto venne ripresa dai rilievi realizzati da Ghiberti e Brunelleschi nel 1401 per le porte del Battistero, ma in questo caso, vennero eliminate tutte le figure di contorno e conservati solo i due principali protagonisti del dramma. Abramo e Isacco sono colti in un momento imprecisato, che può essere interpretato come l’istante che precede il sacrificio o come quello in cui Abramo riceve l’ordine divino. La composizione della scultura è fortemente vincolata dalla ridotta larghezza della nicchia per cui è stata realizzata. È chiaro per la netta accentuazione dell’effetto di scorcio che la scultura è stata concepita per una visione frontale e molto dal basso. Forte è il contrasto tra la figura nuda dell’adolescente inginocchiato, con una muscolatura delicata, e la complessità delle pieghe del panneggio di Abramo.
Notizie storico critiche
Il Sacrificio di Isacco è una scultura di Donatello proveniente dalle nicchie del terzo ordine del Campanile di Giotto, risalente al 1421. I documenti riferiscono che il 10 marzo del 1421, Donatello e Nanni di Bartolo ricevettero congiuntamente la commissione dell’opera. A partire dalla metà del ‘ 500 l’opera venne sempre attribuita al solo Donatello. Oggi, però, la critica moderna si divide assengnandola oprevalentemente a Nanni di Bartolo o ad entrambi. Si può supporre che la concezione complessiva dell’opera sia di Donatello, mentre la realizzazione sia da attribuirsi prevalentemente a Nanni di Bartolo. Il Profeta oggi conservato nel Museo dell’Opera del Duomo venne smontato dal Campanile e portato nel Museo del Bargello nel 1941, solo dopo la seconda guerra mondiale troverà la sua odierna collocazione. Le operazioni di smontaggio vennero eseguite, in occasione della grande campagna di restauri, che coinvolse il Campanile, il Duomo e il Battistero. Le statue del prospetto est furono spostate dalla loro collocazione originaria nel gennaio del 1941, come si evince dai documenti d’archivio (Giornale dei lavori 9/08/1940 - 19/02/1941, XV 1 7).
Relazione iconografico religiosa
L’iconografia di questa scultura va cercata nella narrazione biblica per cui Abramo risponde alla chiamata di Dio che gli ordina di sacrificare il suo unico figlio. Il sacrificio non si consumerà per l’intervento dell’Angelo del Signore che fermerà la mano di Abramo.
Abramo, come spesso viene rappresentato, brandisce un coltello, mentre Isacco, inginocchiato ai piedi del padre, sulla fascina di legna per il sacrificio, attende il suo destino, consapovole di essere la vittima prescelta da Dio. Abramo è colto nel momento in cui si volta d'improvviso verso l'alto, alla chiamata dell'angelo che gli ordina di non uccidere il fanciullo. Alla drammatica tensione del volto si contrappone il gesto della mano che sinistra che allenta già la presa dal coltello