Descrizione
La scultura, in marmo, presenta una figura eretta, barbata e con capelli lunghi divisi sulla fronte. Essa è vestita all'antica, con tunica e mantello; con la destra indica verso sé stessa o verso la sua sinistra dove, sollevato, tiene un cartiglio svolto.
Notizie storico critiche
Come dimostrato dal Poggi, la figura proviene dalla porta d'ingresso al Campanie di Giotto, sulla facciata est. Il Vasari, parlando delle figure su questa porta, le attribuisce ad Andrea Pisano, su disegno di Giotto; tale attribuzione è ripresa dal Bocchi-Cinelli e dal Richa. Importante è quanto dice quest'ultimo, che circa il soggetto iconografico parla di una "Trasfigurazione", composta da un Redentore e da due profeti. Da Morrona riprende nuovamente l'attribuzione ad Andrea Pisano. Forster, seguito da Cavalcaselle-Crowe ripropone l'attribuzione ad Andrea Pisano e l'iconografia della Trasfigurazione. La Brunetti nota uno stile più tardo rispetto ai Pisano. Paatz crede che la statua raffiguri il Redentore e la data intorno al 1400. Nel Catalogo curato dalla Becherucci, per la scarsa qualità, l'attribuzione ad Andrea Pisano è esclusa, e la statua è riferita piuttosto a Francesco Talenti che, da documentazione, realizzò un profeta per il Campanile tra il 1356 e il 1358.
Relazione iconografico religiosa
L'abbigliamento all'antica, l'acconciatura, la barba, la gesutalità oratoria e il cartiglio suggeriscono di riconoscere in questa figura un personaggio del Vecchio o del Nuovo testamento, forse un profeta. Ma se si considera iconograficamente la presente statua in rapporto con le altre due, che con questa decoravano il portale d'ingresso, si potrebbe riprendere, benché con molta prudenza, l'ipotesi del Richa, che vedeva nel gruppo una rappresentazione della Trasfigurazione di Gesù (Mc, 9,2-8, Mt, 17,1-8, Lc, 9,28-36). Secondo tale ipotesi interpretativa in questa figura si dovrebbero riconoscere il Cristo e, nelle due laterali, i profeti Mosè ed Elia. Estraneo alle fonti di questo episodio resta però il cartiglio tenuto dal Cristo stesso: a tal proposito, con riserva, si dovrebbe interpretare il gesto del Cristo, come indicante, non solo il rotolo, evidentemente una pagina dell'Antico Testamento, ma anche sé stesso, a dichiarare cioè la sua identità con la legge mosaica, e cioè il suo essere Verbo fatto carne. Al soggetto della Trasfigurazione ben si converrebbe anche la collocazione originaria delle statue, verso est, ossia verso il sorgere del sole. L'identificazione del bagliore dell'alba con il Cristo risplendente sul Monte Tabor, tanto candido e luminoso da essere intollerabile allo sguardo dei tre apostoli testimoni, afferirebbe puntualmente all'incipit del Vangelo di Giovanni, alla profezia del "sol ex oriens alto" di Zaccaria (LC, 1, 76-77) e, soprattutto, all'Adorazione di Simeone (Lc, 2. 39), appropriatamente alla festa della Candelora, ch'era la tra le più importanti di quelle celebrate in Duomo.